Diciamoci la verità: gli eventi che negli ultimi decenni ci hanno colpito, hanno messo a dura prova l’intero tessuto sociale ed economico delle nostre comunità.
Oggi giorno le famiglie, le aziende e anche le amministrazioni comunali possono avere difficoltà a far fronte alla quotidianità. Queste ultime, difatti, sono sempre più provate dalle minori risorse finanziare ricevute dallo stato centrale, dal fiscal compact e dalle pesanti carenze di organico.
Tutto ciò non è più tollerabile: le nostre città e la nostra provincia devono (e possono) tornare a splendere come ha fatto per secoli la Capua Etrusca, Romana e Longobarda prima e la gloriosa Provincia di Terra di Lavoro poi. Non c’è più tempo da perdere.
Obiettivo crescita e sviluppo
Chi ha già qualche capello bianco sa bene che oggi non parliamo solo del pesante colpo inflittoci dalla pandemia ma parliamo anche d’altro. Tutto cominciò con tangentopoli un filone di inchieste giudiziarie che demolì la finanza italiana e con essa i vecchi partiti che caddero uno ad uno come dei birilli.
Poi ci furono una serie di interminabili crisi finanziarie cominciate oltre oceano all’inizio di questo secolo e la cui conta dei danni continua ancora oggi, almeno nel vecchio continente. Proprio in Europa, difatti, ci ricordiamo bene della bolla della new economy, dei prestiti e dei mutui “sub prime”, dei derivati e dei loro effetti devastanti che in poco tempo polverizzarono i capitali di molti investitori privati ed istituzionali.
Questi eventi hanno finito, dunque, per condizionare e depauperare anche le nostre città dove da troppi anni non si vedono nuove infrastrutture, dove non si riparano strade e ponti, dove le attività commerciali e produttive chiudono, dove non si possono pianificare delle adeguate politiche sociali, economiche ed ambientali che possano finalmente fare crescere le nostre comunità.
I sindaci e i politici che pensano di potere fare fronte a questi problemi da soli si illudono ed illudono i propri cittadini ed elettori che rischiano di non avere risposte senza rinunciare alle logiche di campanile e senza il “bazooka” finanziario e normativo delle istituzioni europee, nazionali e regionali. In attesa dei benefici del PNRR e del “recovery plan” ci sarebbero, a nostro avviso, dei progetti che potrebbero portare molti benefici alla nostra comunità.
Il progetto MAGNA CAPYS si inserisce nell’alveo di quelle che ormai è divenuta una necessità e propone la fusione dei comuni di Santa Maria Capua Vetere, Capua, Curti, San Prisco e San Tammaro in un solo unico comune con lo scopo di abbattere i costi, potenziare l’azione della pubblica amministrazione e destinare le risorse da essa derivata a una seria politica di valorizzazione del territorio di questi comuni che, a nostro avviso, solamente insieme potranno realizzare.
Fusione di Comuni: un mare di vantaggi!
Quali vantaggi ci sarebbero per i cittadini? Immaginate di svegliarvi e di ritrovarvi cittadini della più grande e popolosa città della provincia di Caserta. Una delle città più estese ed influenti della Regione con un importante peso politico ed un formidabile appeal per la sua storia e per le sue enormi potenzialità di crescita sociale ed economica. Una città che grazie al suo nuovo assetto è capace di offrire ai suoi cittadini maggiori risorse economiche, maggiori servizi e maggiori opportunità spendendo meno e riducendo le imposte locali.
Come si riuscirebbero a raggiungere questi risultati? Grazie all’unificazione delle risorse umane, finanziarie, strumentali e immobiliari. Utilizzando meglio le risorse disponibili, infatti, riducendo la frammentazione amministrativa si riuscirebbero a garantire le stesse funzioni e gli stessi servizi con minori spese. Senza contare che esborsi inferiori lascerebbero maggiori risorse da dedicare a cittadini e imprese anche attraverso la diminuzione della pressione fiscale.
Si risolverebbe in un solo colpo la cronica emorragia di risorse umane, dovuto ai recenti blocchi delle assunzioni, alle assenze, alla mobilità e al notevole aumento del personale in quiescenza, grazie all’effetto di una azione sinergica della redistribuzione del personale e di nuove assunzioni.
Altri punti di forza da non sottovalutare sono i vantaggi dell’esenzione temporanea dal patto di stabilità e l’erogazione di incentivi statali e regionali, che aprirebbero la porta a possibilità di crescita inimmaginabili con le attuali risorse. Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di realizzare nuove opere pubbliche e alla possibilità di programmare una efficace manutenzione delle opere esistenti; pensiamo alla possibilità di programmare lo sviluppo territoriale e urbanistico attraverso la valorizzazione e la salvaguardia delle risorse culturali, sportive, ambientali e idrogeologiche del comprensorio; la creazione di un servizio di trasporto pubblico locale; ed in ultimo, ma non per importanza, lo sviluppo di politiche di marketing territoriale.
Gli incentivi economici delle Fusioni
Dunque come abbiamo visto grazie alla sola istituzione del Comune unico si apre la possibilità di accedere a contributi ed incentivi attualmente in vigore per i Comuni che concludono il percorso di fusione.
Parliamo di un importantissimo contributo straordinario a fondo perduto da parte dello Stato che nel caso di Grande Capua garantirebbe ben 2 milioni di euro annui per 15 anni.
Quadro normativo delle Fusioni
Ma ora veniamo all’aspetto normativo: la fusione dei comuni consiste nell’accorpamento di più enti in un unico nuovo comune di maggiori dimensioni, mediante la soppressione dei comuni preesistenti. Si tratta di un processo di riordino territoriale e, al contempo, di contrasto alla “frammentazione” degli enti locali, previsto dalla Costituzione e disciplinato da leggi statali e regionali, che ridefinisce i confini amministrativi di più comuni, unendone le strutture di servizio e di rappresentanza
In Italia, sia il Costituente (Art. 117 e 133) che il legislatore con il “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” hanno riservato alle Regioni, previo referendum consultivo delle popolazioni interessate, la potestà legislativa in tema di istituzione dinuovi comuni e modifica delle loro circoscrizioni e denominazioni: pertanto, l’atto istitutivo del comune unico rivestirà la forma della legge regionale. Il quadro normativo delle fusioni dei comuni è stato, poi, arricchito dall’entrata in vigore della c.d. legge Delrio, che ha previsto diverse misure agevolative ed organizzative per le fusioni tese, da un lato, a tutelare la specificità dei comuni che si sono fusi e, dall’altro, a mantenere anche nel nuovo comune le eventuali norme di maggiore favore, incentivazione e semplificazione previste per i comuni originari.
Fusione di Comuni e identità
Nel caso dei Comuni coinvolti nel progetto Magna Capys – Grande Capua non si può parlare di perdita di identità ma al contrario di recupero della identità secolare di un territorio che apparteneva alla provincia di terra di lavoro, al principato di Capua e soprattutto apparteneva all’antica Capua, una città dal passato glorioso, conosciuta nel mondo intero.
Non si può parlare di perdita di privilegi perché le norme che regolano le fusioni tutelano tutti i cittadini in quanto garantiscono tutta una serie di diritti quale ad esempio il diritto al mantenimento del municipio ed al decentramento dei servizi relativi al cittadino.
Conclusioni
Le fusioni permettono di ridurre in modo significativo le spese di struttura, cioè quelle legate al funzionamento del Comune. In questo modo aumentano le risorse da destinare ai servizi, si riduce drasticamente la burocrazia e migliora la capacità amministrativa. Il nuovo Comune ha priorità negli investimenti regionali, meno adempimenti burocratici da sostenere e può coprire il 100% dei pensionamenti. Inoltre, con le fusioni si abbattono notevolmente le spese per assessori e consiglieri senza considerare che, con l’aumento della popolazione, cresce il peso politico del nuovo Comune nella Provincia e nell’Ambito di appartenenza, si formano nuovi gruppi dirigenti politici e nuovi gruppi di direzione amministrativa. In sintesi: si ritorna ad amministrare dopo decenni di immobilismo.
Insomma per i cittadini ci sarebbero una serie di notevoli vantaggi, un po’ meno per alcuni politici di professione che farebbero di tutto per mantenere i loro interessi campanilistici e per i nostalgici di anacronistiche identità che in un mondo globalizzato e tutto uguale non hanno alcun senso ma che troverebbero, comunque, delle forme di tutela e valorizzazione nel processo di fusione e armonizzazione dei comuni.