Oggi parliamo di una storia di successo tutta capuana, resa possibile dall’operosità e dalla lungimiranza di Gianmaria Modugno un giovane che è riuscito a riaprire e riportare ai fasti di un tempo il Teatro Ricciardi in 10 anni di sapiente gestione.
Prima di iniziare la nostra intervista riteniamo tuttavia doveroso fare un passo indietro per descrivere brevemente i punti salienti della storia di questo teatro.
Innanzitutto parliamo di un teatro antichissimo che secondo lo storico Gabriele Jannelli fu fondato nel 1594. L’aspetto esterno attuale deriva da due importanti ristrutturazioni: la prima avvenuta 1781, durante la quale lo stabile fu arricchito dall’elegante loggia architravata di gusto neoclassico; la seconda quando venne acquistato da Don Arturo Ricciardi che gli diede anche il nome.
In virtù di queste pregevoli ed importanti rifiniture apportate da queste ristrutturazioni, il teatro Ricciardi dal 1990 è vincolato come bene di interesse storico e architettonico, mentre solo pochi mesi fa ha ricevuto dallo Stato il riconoscimento di monumento nazionale.
Tra i personaggi celebri che hanno visitato il teatro nella storia recente possiamo citare Stendhal, Pirandello e Frank Sinatra. Il giovane Stendhal, di passaggio per Capua, assistette con gran diletto alla commedia “Le Nozze in Campagna” come riportato nel suo diario italiano “Rome, Naples et Florence en 1817”.
Nel secolo scorso, sulle tavole del suo palcoscenico passarono i migliori autori, attori ed i più grandi cantanti lirici e di musica leggera. Nel 1932 il grande Luigi Pirandello in persona portò al Ricciardi “Sei personaggi in cerca d’autore” in occasione dell’inaugurazione del teatro.
Durante l’occupazione il teatro venne requisito dalle autorità alleate per uso delle truppe di passaggio per Capua. Pare che in quel periodo qui cantasse, per intrattenere i suoi commilitoni, un soldatino sconosciuto che rispondeva al nome di Frank Sinatra e che, da lì a poco, sarebbe diventato l’indimenticabile “the voice” del panorama musicale mondiale. Poi c’è stato un lungo periodo che ha visto alternarsi varie gestioni, più o meno fortunate fino al declino avvenuto alcuni anni fa.
La nuova rinascita del Teatro Ricciardi
Scopriamo ora insieme al dott. Gianmaria Modugno, Presidente e CEO del Teatro Ricciardi come siamo arrivati alla sua rinascita attuale.
Gentile dottor Modugno, questi ultimi 10 anni hanno visto un grande rilancio del Teatro Ricciardi che si è trasformato in un polo culturale di eccezione in grado di essere un riferimento per tutta la provincia di Caserta. Il risultato di questo percorso imprenditoriale vi consente oggi di abbracciare una vasta platea di pubblico potenziale e di proporre in offerta variegata ed accattivante. Dunque non solo Cinema e Teatro ma anche concerti, eventi, un’accademia e spettacoli per i più piccoli. Come ogni storia, però, tutto ha un inizio: ci piacerebbe sapere cosa vi ha convinto ad intraprendere questa strada?
In realtà la risposta è molto semplice, non ci piaceva di vederlo chiuso! Il teatro è un momento sociale, un aggregante e una città non può non averlo. Quanto al resto possiamo dire che la decisione di riaprire il Teatro Ricciardi è stata una decisione costosa e coraggiosa. Gli inizi non sono stati semplici perché abbiamo investito in un settore dove effettivamente era già difficile restare aperti e come se non bastasse abbiamo attraversato vari periodi storici come covid, guerre e aumenti dei prezzi. Periodi difficili dove addirittura si taglia la spesa alimentare, figuriamoci la spesa per l’intrattenimento, un settore spesso ritenuto marginale, tra virgolette inutile.
Probabilmente l’incoscienza ci ha portato a fare scelte coraggiose grazie alle quali, oggi, facciamo tante attività che ci permettono di restare aperti mentre altri teatri diventano supermercati, tante attività dunque che ci permettono di festeggiare 10 anni di gestione contro tutte le aspettative. E questa è una grande soddisfazione.
La questione cinema è molto forte, noi siamo la prima sala d’essai in Italia come percentuale di film in programmazione, inquanto arriviamo quasi al 99% e soprattutto facciamo quasi 300 giorni di programmazione all’anno. Poi c’è il Capua Film Fest che quest’anno, arrivato alla ventesima edizione, ha coinvolto tantissime persone attirando tanta gente che non veniva al cinema e grazie proprio a questo si è avvicinata anche al Teatro. Grazie a questi eventi, queste persone hanno capito che al Teatro Ricciardi è facile incontrare amici anche se vieni da solo e cosa non da poco, hanno capito che il teatro è un evento sociale importante, qui forse ancora di più dato che siamo in un piccolo centro.
Potremmo dire quindi che, in un mondo di maxi cinema in periferia, siete rimasti uno degli ultimi baluardi della cultura e del tempo libero in città e forse pure nel circondario?
Qua in zona, teatri pure c’è ne sono però la maggior parte sono gestiti dai comuni e secondo me i teatri gestiti dalla politica non possono mai produrre risultati soddisfacenti. Per quanto riguarda i cinema ci sono alcuni multisala come il Cinepolis ma è chiaro che la differenza tra noi e loro è la differenza che passa tra una gastronomia di paese ed un supermercato. Molte volte si va al centro commerciale come il Campania perché mentre si fa la spesa puoi lasciare i bambini al cinema o perché se dopo il cinema vuoi mangiare qualcosa c’è l’hai a portata di mano. A Capua, invece, mi dispiace che alla fine degli spettacoli non ci siano alternative, cioè alternative per un eventuale prosieguo della serata. Non ci sono molti ristoranti e quelli che ci sono spesso sono chiusi alla fine dei nostri spettacoli. Ci vorrebbe un ente che organizza eventi, che porta gente, che intercetta magari i crocieristi per fargli conoscere Terra di Lavoro. Oggi infatti i crocieristi stranieri come gli americani vogliono vedere solo Pompei e soltanto una minima parte arriva al massimo alla Reggia di Caserta, senza nemmeno vedere San Leucio, Caserta Vecchia, Capua e Santa Maria che dovrebbero essere parte, invece, di un solo pacchetto turistico e culturale.
Quali sono i problemi che avete incontrato in questi dieci anni e quali sono state le soluzioni che vi hanno consentito di arrivare ai risultati di oggi?
Il problema di riaprire un cinema in provincia di Caserta sono i soldi perché se non si non è mossi da una passione seria e si sta guardare soltanto il ritorno sull’investimento allora le dico che i numeri non ci sono. Oggi la gente non va più al cinema come una volta. Infatti per noi è stato chiaro dal primo momento che dovevamo cercare il nostro pubblico, nel senso di andarlo a prendere praticamente fino a casa. Quindi è chiaro, ad esempio, che se una mamma porta il suo bambino qui a frequentare l’accademia di recitazione, potrebbe vedere le nostre locandine e desiderare di tornare da noi a cinema o a teatro. Come ad esempio se una nonna viene da noi a teatro e vede il calendario degli spettacoli dedicati ai bambini magari potrebbe tornare da noi con i suoi nipotini. La nostra offerta è molto diversificata perché oltre al cinema ed al teatro abbiamo altre attività. Abbiamo l’accademia che pure svolge un ruolo molto importante perché alcuni nostri allievi sono diventati attori o doppiatori e Roma. Poi abbiamo il teatro dedicato ai più piccoli e persino un’orchestra stabile. Parliamo in quest’ultimo caso di un’orchestra di 50 elementi che gira a prescinderete da noi e fa concerti nei comuni limitrofi.
Ormai tutti sappiamo che la sua famiglia ha avuto un ruolo importante nella storia di questo teatro già agli inizi del secolo scorso. Ci può raccontare qualche aneddoto?
La cosa simpatica è che nel 1929 il teatro fu venduto dal comune alla famiglia Ricciardi che a sua volta diede l’appalto per la ristrutturazione degli interni del teatro proprio alla società di costruzioni e restauri di mio nonno. Tra l’altro la parte interna, che era completamente vuota, è stata fatta da capo quindi la sua struttura attuale e il perfetto punto di eco della sala sono proprio opera del mio bisnonno. Anche l’appalto per le grafiche ed i manifesti del teatro fu affidato alla mia famiglia, precisamente all’altro mio bisnonno che aveva una tipografia storica.
Come lo vede il futuro del teatro Ricciardi?
Per il futuro mi aspetto di migliorare quello che facciamo, partendo dalla produzione cinematografica. Il nostro primo cortometraggio realizzato con il regista Gaetano Cucciardi ha partecipato al Festival Internazionale del Cinema di Cannes e ci ha dato la possibilità di confrontarci con altre produzioni provenienti da tutto il mondo. È stato emozionante portare una produzione del Teatro Ricciardi di Capua sugli schermi di uno dei festival internazionali più importanti
Dopo questa esperienza, infatti, stiamo lavorando molto per cercare di produrre altre cose ed attualmente abbiamo almeno due lungometraggi in cantiere. Un’altra cosa importante su cui stiamo lavorando per il futuro è l’evoluzione dell’azienda, mi sembra logico immaginare che l’azienda risalga la filiera e quindi partendo dalla produzione di cortometraggi e lungometraggi potremmo dedicarci alla distribuzione. È un lavoro strettamente legato al futuro del teatro Ricciardi anche per metterlo in risalto perché è chiaro che se, utopisticamente, producessimo un film con Al Pacino, giusto per dire, alla prima ci sarebbe in sala Al Pacino.
Il teatro Ricciardi è gestito dalla stessa società (Capua Speciosa Srl) che recentemente si è aggiudicata la concessione per la valorizzazione del Bastione Sperone, un bene architettonico cui la comunità capuana è molto legata. Il successo che state avendo con il Ricciardi carica di aspettative e speranze tutta la città che confida nelle sue capacità imprenditoriali per il recupero di questo monumento. Ci può anticipare qualcosa sul progetto di valorizzazione del Bastione anche per quanto riguarda le tempistiche?
Quella dello Sperone è un’operazione diciamo per noi abbastanza grande quindi stiamo affilando bene le asce prima di abbattere l’albero, come diceva Lincoln. Sarà, potenzialmente, un grande attrattore perché l’offerta sarà molto ampia: ristorazione, ricettività, benessere e ovviamente il cuore del progetto che resta sempre la cultura. Saranno eventi culturali non intesi come elitari perché a noi non piacciono, siamo un cinema quindi siamo popolari e sarà comunque un’area attrezzata per concerti, per cinema all’aperto, una sede estiva del teatro. Poi ci saranno delle attività e delle iniziative che saranno attive tutto l’anno come il punto ristorazione, la piscina, la spa, quindi sono parecchie cose.
Non so voi, ma al termine di questa intervista noi di Magna Capys abbiamo qualche certezza e qualche speranza in più per Capua. Capua è viva. Nonostante le notevoli difficoltà attuali, possiamo dire che sotto la cenere di quella che un tempo era conosciuta come la Regina del Volturno ci sono uomini, cittadini ed associazioni che fanno la loro parte per riscattare la città. Manca ancora la scintilla che potrebbe essere innescata da chi sta nella stanza dei bottoni per provare a realizzare una Grande Capua. Ma questa è un’altra storia.