Le rose dell’Antica Capua

Sapevate che l’Antica Capua, era uno dei centri di produzione più famosi di unguenti e profumi dell’antichità? Pensate che per produrre il famoso profumo di rosa capuano Rhodinon Italikon la città si era circondata di un immensa piantagione di rose.

A testimonianza dell’importanza dei cosmetici nella vita quotidiana e del loro significato rituale sono i numerosi ritrovamenti nelle ricche tombe di Capua che ci hanno consentito di conoscere anche il nome di una delle raffinate matrone capuane che apprezzavano i profumi di altissima fattura. Si tratta di Stallia, appartenente ad una delle famiglie più altolocate della Capua al passaggio dal II al I secolo a.C.

Stallia fu sepolta in una magnifica tomba a camera con pareti dipinte con una scena dell’accoglienza della medesima Stallia nell’oltretomba da parte di Caronte in persona. Il ricco corredo funerario, composto da una parure di oggetti d’osso e di bronzo di rara fattura, ha restituito ben quattro flaconi di profumo in alabastro. A tale proposito vale la pena di ricordare come secondo le fonti antiche i contenitori più adatti a conservare le essenze più preziose fossero proprio quelli di alabastro.

Un particolare della Tomba di Stallia, nella quale sono stati ritrovati alcuni balsamari con oli e profumi dell’antica Capua

Il tema del profumo e delle rose era protagonista anche del rito dei Rosalia. Tali festeggiamenti, previsti il 13 maggio negli spazi antistanti l’Anfiteatro romano della Capua antica, durante il IV secolo d.C., inneggiavano all’arrivo della stagione più calda e al fiorire delle rose. I fiori erano tradizionalmente un simbolo di ringiovanimento, rinascita e ricordo, con il colore rosso e viola delle rose e delle violette che si credeva evocasse il colore del sangue, come una sorta di rito propiziatorio. Le rose adornavano sia i banchetti festivi che quelli funebri come a sottolineare l’eterno dualismo tra vita e morte.

L’Antica Capua, ospitava dunque il più grande mercato di profumi antichi chiamato Seplasia. Questo, come testimoniano gli scavi del 2003, era nella zona sud-est del decumano maggiore, ora Corso Aldo Moro, precisamente presso l’attuale via Albana. L’importanza di questo centro commerciale, praticamente un secondo foro per il mercato dei profumi, era così rilevante da far nascere i termini seplasiarius per indicare i produttori di profumi e seplasiarium per le botteghe. Queste due parole saranno esportate ed usate successivamente in tutto il territorio dominato dalla civiltà romana, a prescindere dalla vera e propria produzione capuana.

Qui i profumieri erano saldamente installati almeno dall’età ellenistica, come testinoniato dalla commedia di Plauto Rudens (III-II secolo a.C.) dove Capua veniva già indicata come luogo di smercio di materie prime per la confezione di profumi dalla lontana Cirene.

Qui potete ammirare, in senso orario, una serie di Balsamari come quelli in coccio ritrovati in Via Don Sturzo, quelli in alabastro rinvenuti in Viale Kennedy e, nel particolare, un balsamario con stoffa intrisa di profumo.

Merita a questo proposito citare gli scavi del 1981 nell’estrema zona sud orientale della città antica (attuale viale J.F. Kennedy) secondo i quali si può affermare che tra la fine dell’età ellenistica e l’inizio di quella imperiale, era qui in attività una fornace per la fabbricazione di balsamari di terracotta (unguentarii), caratteristici flaconi per contenere profumi di larghissima distribuzione. Oltre ai resti della fornace, fu riconosciuta anche una cisterna e la presenza di numerose canalette e vaschette rivestite di coccio pesto, nonché di un pozzo e un torchio. L’insieme di questi ritrovamenti, inducono a pensare che si potesse trattare proprio di un’officina per la fabbricazione di profumi.

Per il momento dall’Antica Capua è tutto, vi diamo appuntamento per il nostro prossimo articolo nel frattempo se non l’avete ancora fatto visitate la nostra pagina facebook e il nostro canale youtube!

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