Corride di Bufali a SMCV!

Si, avete letto proprio bene! Sembra incredibile eppure come è stato documentato duecento anni fa nella citta di Santa Maria Capua Vetere si tenevano delle vere e proprie corride alla quali partecipavano con grande passione tutti i sammaritani! Lo spettacolo avveniva in quella che allora veniva chiamata Gran Piazza del Mercato, l’attuale Piazza Mazzini che all’inizio dell’800 era molto diversa da quella che oggi conosciamo.

Una mappa con la Gran Piazza del Mercato attuale Piazza Mazzini. (Credits www.giovannilaurenza.com)

Nel 1801, il suolo della piazza era in terra battuta, in più parti ineguale ed infossato a causa dell’intenso traffico che in esso confluiva dall’intera città attraverso i varchi posti nei quattro angoli. L’enorme piazzale era dunque spoglio, privo del filare di alberi che possiamo ammirare oggi e privo della Fontana dei Leoni inaugurata soltanto 30 anni dopo. Il primo indizio della caccia al bufalo lo troviamo su una lapide commemorativa posta sul palazzo Cusano, all’epoca, la residenza di una delle famiglie più facoltose della Città del Foro. Santa Maria era capoluogo della provincia di Terra di Lavoro e quell’anno fu teatro di una visita molto importante quella del Re di Sardegna Carlo Emanuele IV e la consorte Maria Adelaide.

Questa è la lapide presente ancora oggi sul Palazzo Cusano, nelle immediate adiacenze dell’attuale Piazza Mazzini

Il padrone del palazzo fu talmente onorato della visita reale che decise di immortalare il momento con questa lapide commemorativa della quale troverete di seguito la traduzione dal latino: A Carlo Emanuele Re di Sardegna e all’Augusta Consorte Maria Adelaide, poiché il 25 settembre 1801 vennero in questo palazzo e lo riempirono della loro maestà, per assistere per diletto alla caccia dei bufali, antico divertimento dei Campani, Mattia Tartaglione Cusano e la moglie Tommasina dell’Uva Vigna, di famiglia patrizia campana, fecero deporre questa lapide a testimonianza di tanto onore, col permesso di nostro signore Ferdinando IV padre della patria con diploma firmato nello stesso anno il 12 dicembre.

Ed ecco Palazzo Cusano come appare oggi in Via Gallozzi. Vicino l’ingresso si intravede la lapide commemorativa.

Come dicevamo, questa non è l’unica fonte storica che testimonia l’usanza della corrida. La seconda prova che abbiamo è “l’Italia descritta e dipinta” un libro di Louis Eustache Audot pubblicato a Torino nel 1837. Si tratta di una sorte di diario di viaggio nel quale l’autore descrive minuziosamente lo spettacolo di cui vi proponiamo brevemente alcuni passi:

“Andai difilato sino a Santa Maria, o Capua l’antica, un tempo capitale della Campania.
Questa città era celebre per il lusso e la mollezza dei suoi abitatori, per la bellezza delle sue donne. Un tempo era divisa in due rioni, Seplasia ed Albana. Il primo sembra trasse il suo nome dalla quantità di profumi che vi si vendevano. Le sue rose erano rinomate al pari di quelle di Pesto. All’indomani del mio arrivo vi ebbe una caccia di bufali in sulla piazza. Sapevo io che
nell’autunno queste corse, deboli imitazioni delle caccie del toro in Spagna, qui si fanno
alternamente anche nei villaggi.
Dalle finestre del mio ospite fui presente allo spettacolo. Alle due dopo mezzogiorno, la folla
ingombrava la piazza, dove erano innalzati dei palchi contro i muri delle case. I balconi erano
addobbati e pieni di curiosi. La gente accorreva a frotte dai paesi circostanti: tutto ad un tratto si levavano grida di gioia da ogni parte, ed il picchiar delle mani accompagna gli urli e gli evviva. Un bufalo, animale orrido, col pelo nero, colle corna ricurve, sta libero nel mezzo del recinto. In un attimo i palchi, occupati come per assalto, si piegano sotto il peso; uomini, donne, fanciulli formano un muro compatto lungo le case. Il bufalo rivolge in giro lo
sguardo attonito; indi stimolato dalle grida e dal latrare dei cani, nonché dagli uomini armati di lance, galoppa nel circuito dove la moltitudine lo tiene rinserrato.
L’agitazione si comunica alla folla, gli spettatori sono costretti a prender parte all’azione; ed
ora si vedono assalire il bufalo: ora fuggir da lui; dopo due o tre ore di tale esercizio vien dato il
segno della sua morte, e si principia a ferirlo sintanto ch’esso perde le forze.
Allora la turba si getta dentro l’arena ed ognuno imbaldanzisce a rimirare l’oppresso nemico. A malgrado di tanto concorso, non succede quasi mai alcun sinistro incidente. La carne del bufalo non si potrebbe mangiare senza di questo violento esercizio, necessario per macellarla.
Nel giorno seguente il mio ospite m’accompagnò all’anfiteatro, fuori della città.”

Una rara rappresentazione grafica della caccia al Bufalo

Ma come ci sono arrivate le corride a Santa Maria Capua Vetere? Per scoprire le origini di questa usanza dobbiamo fare un altro salto indietro nel tempo quando gli Spagnoli che governarono il Regno di Napoli importarono nei nostri territori le loro abitudini festaiole, corride comprese.
Nel 1745 Carlo III di Borbone acquistò dal conte di Acerra la tenuta di Carditello, destinata a diventare una reale tenuta di caccia ed un azienda agricola sperimentale con allevamento di bufale e produzione di mozzarella. I bufali maschi, a parte alcuni destinati alla riproduzione, venivano destinati alla macellazione o alle improvvisate arene cittadine dove si metteva in scena una caccia al bufalo.

Per il momento da Santa Maria è tutto, vi diamo appuntamento per il nostro prossimo articolo nel frattempo se non l’avete ancora fatto visitate la nostra pagina facebook e il nostro canale youtube!

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